Se Grillo andasse al Governo, come cambierebbe l’Italia?

di | 25 Mag 2016

La dinamica parlamentare di settembre potrebbe riservarci molte sorprese: infatti, il dibattito intorno alla revisione della Costituzione può aprire degli spazi di azione per il M5S, che, fino a qualche settimana fa, erano impensabili.

Qualora, all’interno del PD, il gruppo renziano e la minoranza cuperliana e bersaniana non dovessero trovare l’accordo sugli emendamenti per rendere elettivo – di nuovo – il Senato, pur conservando il bicameralismo zoppo, che sostanzia l’intera riforma, è chiaro che il Governo entrerebbe in crisi, visto che Renzi ha investito moltissime energie sulla vicenda costituzionale ed uno scacco di tali proporzioni porrebbe il suo Esecutivo in una condizione di oggettiva difficoltà, finanche rispetto agli alleati minori, che tuttora lo sostengono.
In tal caso, non crediamo che Mattarella proceda allo scioglimento immediato delle Camere, ma è molto più probabile che vari un nuovo Gabinetto, il terzo della legislatura, iniziata nel 2013, allo scopo di far decantare la situazione e di portare il Paese al voto anticipato dopo la primavera del 2016, in attesa anche di eventuali modifiche alla legge elettorale, che non piace a nessuno, in primis a Berlusconi, il quale potrebbe rientrare in gioco, se il nuovo dispositivo di voto prevedesse il premio di maggioranza per le coalizioni e non per i singoli partiti.
Si spiana, così, una strada importante per Grillo e per il Movimento, che potrebbero sfruttare le difficoltà dei partiti tradizionali, PD e Forza Italia, per proporsi alla nazione come l’unica forza di Governo, capace di assicurare una governabilità, che non sia fatta solo di tatticismi e di trovate demagogiche.
È chiaro che, perché ciò avvenga, è necessario che ci sia uno sconvolgimento dell’odierno quadro politico e che, in particolare, le fragilità del Dicastero Renzi possano evidenziarsi in tutta la loro drammaticità.
Non crediamo che la minoranza del PD sia in grado di portare avanti da sola la conflittualità con il Presidente del Consiglio, a tal punto da mettere in pericolo la vita stessa dell’Esecutivo, ma – come ebbe a profetizzare D’Alema, non più tardi di una settimana fa – gli sviluppi delle inchieste, condotte dalla Procura di Roma, potrebbero per davvero indurre il crollo del Governo, qualora venissero investite di pesanti accuse rilevanti personalità, che ne fanno parte o che sono, comunque, riconducibili a questa o a quella forza, che tiene in vita Renzi.
Grillo ed il M5S, allora, dovrebbero vincere la scommessa, che non seppero concretizzare nel 2013: divenire forza di Governo, svestendo rispettivamente i panni dell’oppositore, del mero urlatore e della formazione che sa solamente opporsi, che non inducono fortune elettorali importanti, perché comunque non fanno andare il Movimento oltre il 25% dei consensi, che sembra essere divenuta la sua nicchia, ormai ampiamente consolidata.
Sarà capace Grillo di cambiare natura e di divenire un riferimento, anche, per l’Italia moderata, che tradizionalmente è decisiva per le sorti del Governo?
Saprà farsi da parte al momento giusto e lasciare, compiutamente, la conduzione del Movimento a Di Battista ed a Di Maio, in modo tale da liberare il campo da ogni equivoco in merito al suo ruolo ed a quello di Casaleggio?
Saprà, infine, tessere le giuste relazioni sul piano diplomatico, a livello internazionale, in modo tale da apparire credibile con i nostri partners, il cui gradimento è essenziale, affinché il M5S salga al potere?
Sono, questi, dubbi che saranno sciolti solo nel prossimo autunno; in attesa di comprendere l’evoluzione dei fatti, non possiamo non fare un plauso, pieno di ironia, all’odierna classe dirigente del PD, che sta consegnando l’Italia a Grillo, non rendendosi conto che le politiche renziane, finora condotte, costituiscono un fattore di suicidio non solo per la Sinistra, ma per il Paese intero, che in parte le aveva già sperimentate, ai tempi di Berlusconi, e che, con sdegno, le aveva rigettate.