Ultime notizie Pensioni: Come cambiano le pensioni e quali sono i requisiti minimi?

di | 31 Ago 2016

Come cambieranno le pensioni per il futuro e quali saranno i requisiti per andarci. Ultime notizie agosto 2016.La decisione più attesa dai futuri pensionati sarà presa nelle prime settimane di settembre.

Intanto il confronto tra Governo e parti sociali continua per stabilire, una volta per tutte, le misure che rientreranno nel pacchetto definitivo (si spera) della nuova Riforma Pensioni e che andranno essenzialmente inserite nella prossima legge di Stabilità. Di seguito analizziamo, punto per punto, gli interventi principali che con molta probabilità verranno introdotti in tema di pensioni.

1) Anticipo della Pensione, prestito dalle banche e penalizzazioni

Il cosiddetto APE sarà quello strumento grazie al si potrà decidere di lasciare il lavoro preventivamente fino al massimo di 3 anni prima rispetto ai requisiti stabiliti dalla legge. Pertanto, in base a tale procedura a partire dal 2017 potranno richiedere la pensione anticipata ii soggetti nati tra il 1951 e il 1953. Chi decide di optare per questa scelta riceverà un prestito (erogato dalle banche) nel corso dei successivi 20 anni di pensionamento. In ogni caso sono previste, per tale scelta, delle minime penalizzazioni che ridurranno l’importo dell’assegno pensionistico rispetto a quello regolare. Si tratterà di riduzioni non fisse ma variabili sulla base sia del reddito (l’assegno sarà ridotto di più per i redditi maggiori) sia della motivazione dell’anticipo. In quest’ultimo caso, infatti, la penalizzazione sarà più elevata per i lavoratori che decideranno autonomamente di lasciare prima il lavoro, mentre sarà chiaramente minore per coloro che perderanno il lavoro non per scelta loro ma dell’azienda. La penalizzazione rimarrà tuttavia compresa in un range massimo tra l’1% e il 7-8% (al massimo) all’anno.

2) Estensione della Quattordicesima

Per quanto concerne la quattordicesima, ovvero il bonus che può arrivare fino a 500 euro mensili che a luglio viene incassato dai pensionati meno abbienti, viene ipotizzata un’estensione ad una platea più ampia di beneficiari (altri 2 milioni di pensionati) innalzando il tetto fino a circa 13mila euro.  Sono 2 milioni di pensionati, che oggi prendono la quattordicesima, ossia quelli con un reddito al di sotto di 10mila euro lordi l’anno. Va detto che tale estensioni comporterebbe pesanti costi per lo Stato, di conseguenza è assai probabile che il bonus diventi piuttosto del tipo flessibile, vale a dire diminuisce con la crescita del livello di reddito del pensionato e proporzionalmente calano i rispettivi anni di contributi. Ipotesi alternativa è, invece, quella che non prevede di allargare la platea che recepisce la quattordicesima, ma di aumentarla per chi già attualmente la percepisce.

3) Ricongiunzione dei contributi gratuita

Rendere nulli i costi per ricongiungere i contributi versati consentirebbe di sommare questi ultimi ad enti di previdenza diversi senza l’obbligo, attualmente prevista, di versare una seconda volta. Non solo, la ricongiunzione gratuita porterebbe ad utilizzare la somma dei contribuiti versati sia per la pensione di anzianità che per la pensione anticipata. L’assegno sarebbe pagato dai diversi enti previdenziali per i rispettivi anni di competenza (cosiddetto assegno pro quota), chiaramente ognuno istituto secondo le proprie regole di calcolo. In questo modo ci sarebbero vantaggi non solo per i lavoratori che hanno lavorato nel settore privato e nel pubblico, ma ci sarebbero vantaggi anche per coloro i quali hanno riscattato gli anni di laurea. Lo stesso discorso vale anche per i professionisti che, soprattutto nei primi anni di carriera, versano i contributi alle gestioni separate.

4) Lavoratori precoci

Ai cosiddetti lavoratori precoci, ossia coloro che hanno cominciato a lavorare versando regolari contributi tra i 14 e i 18 anni, si pensa di concedere un bonus. Si tratta di 4 o 6 mesi di contributi gratuiti, ossia finanziati dallo Stato. Oltre a ciò, l’ipotesi in ballo è quella di concedere loro di andare in pensione con 41 anni di contributi complessivi. Anche in questo caso si tratterebbe di un intervento piuttosto dispendioso per le casse dello Stato. In tal senso se per rientrare nella categoria dei cosiddetti precoci è sufficiente un mese di contributi versati tra i 14 e 18 anni, i possibili pensionati diventerebbero eccessivi con costi insostenibili per lo stato. Al contrario, diventa plausibile qualora i contributi versati coprono almeno un anno.

5) Innalzamento della “no tax area”

Si tratta della soglia di reddito al sotto della quale non le tasse non si pagano. Attualmente la no tax area è di 7.750 euro per i pensionati con meno di 75 anni e di 8mila euro per gli chi ha più 75 anni. In base alle ultime proposte, si pensa di innalzarla a 8.124 euro, la soglia già prevista per i lavoratori dipendenti. In questo modo verrebbe aumentato l’assegno pensionistico non soltanto a chi ha un reddito sotto gli 8.124 euro ma anche a chi incassa di più.

6) Lavori usuranti

Già ora, le disposizioni sulle pensioni per chi ha svolto lavori usuranti sono più vantaggiose rispetto agli alle altre categorie di lavoratori. Al momento si prevede di ampliare il bacino dei soggetti rientranti in questa categoria, eliminando alcuni parametri oggi vigenti, come ad esempio quello che vuole che la mansione usurante debba esse stata svolta per almeno 7 degli ultimi 10 anni di lavoro. In alternativa, si prevede la possibilità di eliminare le cosiddette finestre di uscita, ossia il periodo che intercorre tra il momento in cui si matura il diritto alla pensione e quello in cui si percepisce effettivamente il primo assegno.