I bonobo, spesso definiti “i cugini più pacifici degli scimpanzé”, sono tra le creature più simili all’uomo non solo dal punto di vista genetico, ma anche per il loro complesso comportamento sociale ed emotivo. Recentemente, uno studio sorprendente ha svelato un aspetto nuovo del loro mondo interiore: i bonobo diventano più ottimisti dopo aver sentito delle risate. Sì, proprio così. Un po’ come noi, che ci sentiamo meglio dopo una buona risata.
Capire come si esprimono le emozioni negli animali non è solo una questione scientifica, ma anche una sfida filosofica. Per secoli abbiamo creduto che l’empatia, la gioia o la tristezza fossero sentimenti esclusivamente umani. Ma i primati, con la loro complessità sociale, stanno cambiando questa narrazione.
Studiare le emozioni negli animali significa avvicinarsi a una comprensione più ampia e profonda dell’intelligenza emotiva. È un modo per scoprire che non siamo soli nel nostro sentire: altre specie provano, reagiscono, interagiscono in modi che possiamo riconoscere.
E nel caso dei bonobo, le risate sono una porta d’accesso privilegiata a questo mondo nascosto.
La risata come linguaggio universale
La risata è spesso vista come un’espressione leggera, quasi frivola. In realtà, è uno dei segnali sociali più potenti dell’universo umano e animale. Rappresenta un meccanismo di coesione, di disinnesco della tensione, di costruzione della fiducia.
Nei bonobo, la risata è un suono gutturale, simile a un rantolo o un respiro affannoso. Non è identica alla nostra, ma la funzione è molto simile: ridere crea connessione. E – come dimostra lo studio – può addirittura modificare lo stato d’animo.
La risata, quindi, non è solo un riflesso involontario, ma un linguaggio emotivo. E nei bonobo, come negli esseri umani, può essere contagiosa, confortante, e – come ora sappiamo – ottimista.
Lo studio scientifico che collega risata e ottimismo nei bonobo
Uno dei contributi più affascinanti alla nostra comprensione dell’umore animale viene da uno studio condotto da un team internazionale di ricercatori etologi e psicologi comparati. L’obiettivo? Verificare se i bonobo, come gli umani, possono essere influenzati emotivamente da stimoli positivi come le risate.
Chi ha condotto la ricerca e dove
Lo studio è stato realizzato da un gruppo di ricercatori dell’Università di San Diego in collaborazione con un centro di ricerca primatologica europeo. I bonobo osservati vivevano in ambienti semi-naturali, all’interno di riserve e centri di protezione, dove avevano una vita sociale attiva e dinamica.
I ricercatori erano interessati a capire se ascoltare risate avesse un impatto sull’atteggiamento mentale degli animali. Non si trattava solo di notare cambiamenti nel comportamento, ma di valutare se vi fosse un vero cambiamento nell’interpretazione degli stimoli.
Metodologia, osservazioni e risultati
Per testare l’ipotesi, i bonobo sono stati sottoposti a un classico “test dell’ottimismo”. Questo esperimento – già usato in psicologia comparata – consiste nel presentare due segnali contrastanti: uno associato a una ricompensa (cibo, gioco), l’altro a un risultato neutro o negativo. Dopo aver condizionato gli animali, i ricercatori mostrano un segnale ambiguo e osservano la reazione: se l’animale si avvicina con fiducia, è indice di un atteggiamento “ottimista”.
Ecco la parte interessante: dopo aver ascoltato registrazioni di risate di altri bonobo, gli individui sottoposti al test hanno mostrato una tendenza nettamente maggiore ad avvicinarsi al segnale ambiguo, rispetto a quelli che avevano ascoltato suoni neutri o silenzio.
Il test del bicchiere mezzo pieno
In termini semplici, il test misura se il bonobo vede il bicchiere “mezzo pieno” o “mezzo vuoto”. E la risata sembra inclinare la percezione verso l’ottimismo. Questa risposta emotiva è incredibilmente simile a quella umana: anche noi, dopo aver sentito ridere o dopo aver riso, siamo più inclini a vedere le cose sotto una luce positiva.
Il fatto che i bonobo mostrino la stessa reazione suggerisce che le emozioni non sono solo esperienze individuali, ma strumenti evolutivi condivisi. La risata, quindi, ha una funzione adattiva: migliora lo stato d’animo e la predisposizione alla socialità.
La risata tra i primati: un’eredità evolutiva?
Questa scoperta apre una domanda intrigante: la risata è una creazione culturale dell’uomo o una capacità ereditata da antenati comuni? Le prove accumulate negli ultimi decenni sembrano pendere verso la seconda opzione.
Comportamenti comuni tra bonobo e umani
I bonobo non sono gli unici primati a ridere. Anche gli scimpanzé, i gorilla e perfino alcune specie di macachi emettono suoni di risata durante il gioco o l’interazione sociale. Tuttavia, nei bonobo, questo comportamento è particolarmente sviluppato, probabilmente per via della loro società pacifica e cooperativa.
Inoltre, la loro risata non è solo reattiva: viene utilizzata anche per calmare conflitti, rafforzare legami, invitare al gioco. Proprio come facciamo noi.
Risata, empatia e legame sociale
La risata, dunque, è più di una reazione: è un comportamento empatico. Ridere con qualcuno – o anche solo ascoltare una risata – ci mette in sintonia. È una forma di connessione che passa dalla biologia alla cultura.
Nei bonobo, la risata rafforza i legami del gruppo, riduce lo stress e aumenta la cooperazione. Gli stessi effetti si riscontrano negli esseri umani: le risate creano coesione, rafforzano la fiducia e rendono le relazioni più stabili.
Cosa cambia tra specie diverse?
Certo, non tutte le risate sono uguali. Il suono, l’uso e l’interpretazione variano tra le specie. Ma il principio resta: ridere ha una funzione sociale ed emotiva. E questa funzione è sorprendentemente condivisa tra esseri che si sono evoluti milioni di anni fa su rami diversi dell’albero della vita.
Le implicazioni dello studio: emozioni complesse anche negli animali
Lo studio sui bonobo e la risata ci porta a riflettere su una delle questioni più profonde della scienza e dell’etica: gli animali provano emozioni complesse come gli esseri umani? La risposta sembra sempre più vicina a un “sì”. E non solo: gli animali sono in grado di modulare queste emozioni, di condividerle e di lasciarsi influenzare dall’ambiente sociale.
Superare l’antropocentrismo emotivo
Per secoli, la scienza occidentale ha cercato di separare nettamente l’essere umano dagli animali, soprattutto sul piano emotivo e cognitivo. Le emozioni complesse – come la gioia, l’ottimismo, la delusione – erano considerate prerogative unicamente umane.
Ma oggi sappiamo che l’empatia, l’attaccamento, la gratitudine e perfino la compassione sono osservabili in molte specie. Lo studio sui bonobo è un altro tassello che mette in crisi l’idea dell’uomo come unico depositario dell’intelligenza emotiva.
Accettare che anche gli animali abbiano un mondo interiore complesso ci spinge a rivedere molte delle nostre pratiche: dall’allevamento intensivo alla sperimentazione animale, fino alle leggi sulla tutela e sul benessere delle specie non umane.
La scienza delle emozioni nei non umani
La psicologia comparata è la branca che studia il comportamento e le emozioni degli animali. E oggi sta vivendo una vera e propria rivoluzione. Si usano strumenti sempre più raffinati: test cognitivi, monitoraggio ormonale, neuroimaging.
Nel caso dei bonobo, il test dell’ottimismo è stato uno strumento semplice ma efficace per rivelare un’emozione interna a partire da un comportamento osservabile. Ed è proprio su questi dettagli che si costruisce la nuova comprensione delle emozioni animali.
Cosa possiamo imparare dai bonobo?
I bonobo ci insegnano che le emozioni sono strumenti di adattamento e comunicazione. Che ridere non serve solo a divertirsi, ma a costruire fiducia, ad abbassare le difese, a creare cooperazione. Ci ricordano che anche noi, come loro, abbiamo bisogno di empatia per vivere bene.
E ci mettono davanti a una verità scomoda ma essenziale: se anche gli animali provano emozioni simili alle nostre, allora meritano rispetto, attenzione e protezione. Non sono solo esseri viventi, ma esseri sentienti.

Come questo studio cambia la nostra visione del regno animale
La risata dei bonobo non è solo una curiosità scientifica. È un segnale forte che spinge la nostra società a ridefinire i confini tra “umano” e “animale”. Ogni nuova scoperta come questa ci obbliga a cambiare sguardo, a osservare il mondo animale con occhi nuovi.
Il valore della comunicazione non verbale
Gli animali non parlano, almeno non come noi. Ma comunicano eccome. Con il corpo, con i suoni, con lo sguardo. I bonobo, in particolare, hanno un vocabolario gestuale molto sofisticato, e la loro risata è parte integrante di questo linguaggio.
Comprendere e interpretare questa comunicazione non verbale significa avvicinarsi al loro mondo. E ci permette anche di migliorare la relazione tra umani e animali, rendendola più empatica e meno meccanica.
Nuove frontiere della psicologia comparata
La psicologia comparata oggi si muove su due binari: da un lato, la scoperta di analogie tra uomo e animale; dall’altro, il rispetto per le differenze. Non si tratta di “umanizzare” gli animali, ma di riconoscere che anche loro hanno un sistema emotivo proprio, complesso e spesso molto simile al nostro.
La risata dei bonobo è solo l’inizio. Si stanno conducendo studi su cani, elefanti, corvi e persino polpi. Ogni specie porta con sé una forma unica di intelligenza e sensibilità, che la scienza sta finalmente imparando ad ascoltare.
Etica, empatia e tutela degli animali
Sapere che i bonobo ridono e diventano più ottimisti ci obbliga a fare una scelta etica. Possiamo ancora ignorare il loro stato emotivo? Possiamo ancora trattare gli animali come oggetti, come risorse, come strumenti?
Questa consapevolezza ha già iniziato a influenzare leggi e pratiche. In molti Paesi, gli animali non sono più considerati “cose”, ma “esseri senzienti”. Questo cambia tutto: dalla gestione degli zoo alla sperimentazione, fino al modo in cui li alleviamo, li curiamo e li rispettiamo.
Conclusione: animali più simili a noi di quanto pensiamo
Lo studio sui bonobo non è solo una scoperta scientifica. È un promemoria. Un invito a riconsiderare il nostro posto nel regno animale. Per troppo tempo abbiamo tracciato confini netti tra noi e “loro”. Ma oggi, grazie alla scienza, quei confini si stanno sfumando.
La risata dei bonobo ci dice che non siamo soli nelle emozioni. Che anche altre specie ridono, si rilassano, diventano più fiduciose. Che il mondo animale non è solo istinto, ma anche sentimento. E che nel loro comportamento possiamo ritrovare parti profonde di noi stessi.
La risata come ponte tra specie
Immagina una foresta africana, un gruppo di bonobo che gioca, corre, ride. Ora immagina un gruppo di bambini in un parco, che fa la stessa cosa. Due scene, due mondi, un unico codice emotivo: la gioia condivisa.
La risata è uno di quei rari elementi che uniscono le specie. È un linguaggio non verbale che attraversa i confini della biologia. Ci insegna che, in fondo, siamo tutti connessi da qualcosa di più profondo della genetica: la capacità di provare emozioni, e di condividerle.
Una nuova consapevolezza emotiva
Se accettiamo che gli animali provano emozioni, dobbiamo anche accettare la responsabilità che ne deriva. Non possiamo più ignorare il loro benessere. Non possiamo più ridurre la loro esistenza a numeri, a dati, a strumenti.
Ogni risata di bonobo, ogni sguardo di un cane, ogni canto di un uccello ci ricorda che la vita, in tutte le sue forme, è fatta di emozioni. E rispettarle è il primo passo per vivere in armonia con il mondo naturale.
FAQ
- I bonobo ridono davvero?
Sì, i bonobo emettono suoni simili a una risata, soprattutto durante il gioco o in situazioni sociali piacevoli. Questi suoni, anche se diversi da quelli umani, hanno funzioni molto simili. - Cos’è il test dell’ottimismo nei primati?
È un esperimento che misura la tendenza di un animale a reagire positivamente o negativamente a uno stimolo ambiguo, dopo essere stato condizionato con segnali positivi o negativi. Serve a valutare lo “stato d’animo” dell’animale. - La risata animale è come quella umana?
Non esattamente. I suoni sono diversi, ma le funzioni sociali – rafforzare i legami, ridurre la tensione, comunicare fiducia – sono sorprendentemente simili. - Questo studio può essere applicato ad altri animali?
Sì. Studi simili sono già in corso su cani, delfini e persino topi. Ogni specie ha le sue modalità espressive, ma molti animali rispondono positivamente agli stimoli emotivi. - Perché è importante sapere che gli animali provano emozioni?
Perché cambia il nostro modo di trattarli. Se riconosciamo che soffrono, gioiscono e sentono come noi, allora diventa urgente garantire loro rispetto, tutela e dignità.