ABI Index: a che cosa serve questa scala di valutazione? Come interpretare i valori?

di | 5 Ott 2021

In questo articolo, parleremo in maniera dettagliata della scala ABI Index, cercando di capire di cosa si tratta, a cosa serve e come si possono interpretare i valori.

ABI Index: di cosa si tratta?

Quando si parla di ABI Index – acronimo per ankle brachial index – si inquadra una scala di valutazione che viene utilizzata per inquadrare il sospetto clinico di arterioatia obliterante.

Conosciuta anche come indice di Windsor, valuta il rapporto tra la pressione sistolica misurata a livello della caviglia e il valore che, invece, è ottenuto effettuando la misurazione in corrispondenza del braccio.

Come si procede per la valutazione

Per valutare l’ABI index si parte con il paziente in posizione supina. Essenziale è che sia le gambe sia le braccia siano al medesimo livello del cuore. Affinché la valutazione sia corretta, è essenziale che l’operatore proceda concentrandosi, tramite il bracciale dello sfigmomanometro, sull’occlusione dell’arteria. Entrando nel vivo di questo aspetto, è doveroso fare presente che la rilevazione del valore pressorio deve essere effettuata in corrispondenza dell’area in cui il flusso ematico riprende il suo corso (a ciò deve essere associata una riduzione della pressione del bracciale).

Un aspetto che è fondamentale ricordare riguarda il fatto che, in condizioni normali, il valore della pressione misurata a livello della tibia è uguale rispetto a quello rilevato a livello del braccio. In alcuni frangenti, si può parlare di un primo valore lievemente inferiore al secondo.

Per gestire nel modo giusto il rilevamento dei valori bisogna considerare quanto segue:

  • Per l’arto superiore si considera la pressione sistolica dell’arteria brachiale.
  • Per gli arti inferiori si prende come riferimento il valore di pressione sistolica più elevato.

Come interpretare i punteggi

Vediamo ora cosa bisogna fare per interpretare al meglio i punteggi della scala AB Index. La prima cosa da dire in merito è che nel momento in cui ci si trova davanti a un valore compreso tra 0,9 e 1 si ha a che fare con una situazione borderline.

Nel momento in cui si valuta l’ABI Index, è bene mettersi nell’ottica della presenza di fattori potenzialmente confusivi. Il principale sono le calcificazioni vascolari, che possono rendere difficile la compressione delle arterie.

Proseguendo con le indicazioni fondamentali per interpretare i punteggi, rammentiamo che, nelle situazioni in cui si ha a che fare con un ABI inferiore a 0,9 il paziente – parliamo di soggetti ipertesi – è considerato a rischio cardiovascolare. Da non dimenticare è anche la correlazione tra ABI index e insufficienza renale.

In questi anni, la scienza è arrivata a scoprire una correlazione inversa tra l’indice a cui stiamo dedicando questo articolo e la creatininemia. Per completare il quadro in questione, è essenziale sottolineare che, in alcuni casi, la diagnosi di arteriopatia obliterante sembrerebbe associata a un incremento dei valori della creatinina, che devono essere tenuti monitorati nel corso del tempo per avere un’idea chiara della funzionalità renale.

Si potrebbe andare avanti ancora molto a parlare dei punteggi ABI! Un aspetto da ricordare riguarda il fatto che, in media, i valori compresi tra 1,3 e 1,4 – o superiori ad essi – sono frequenti nei soggetti con diagnosi di diabete e insufficienza renale.