Riforma Bindi: che cosa dice? A quando risale?

di | 16 Mar 2022

La terza riforma del servizio sanitario nazionale prende il nome di riforma Bindi.
La riforma-ter è la numero 229 del 1999 ed è stata considerata un passo avanti nell’organizzazione del servizio sanitario nell’ottica di riformarlo dal punto di vista dell’efficienza e della razionalizzazione.

Punto cardine del decreto 229 è stata la definizione di principi che potessero guidare le scelte dal punto di vista finanziario. In questo modo è stato possibile garantire lo sviluppo scientifico e guidare in maniera appropriata l’uso delle risorse.

Tutela del diritto alla salute

Questa Riforma-ter si basa principalmente sull’importanza di ridefinire il nostro sistema sanitario partendo dal decreto legislativo 502 del 1992. La Riforma Bindi infatti ha ridefinito i punti cardine della tutela per ogni cittadino del diritto alla salute stabilendo dei livelli essenziali di assistenza.

Stabilisce che i diritti degli utenti nel nostro servizio sanitario nazionale devono essere uniformemente garantiti rispettando principi di equità, dignità umana e bisogno alla salute. In quest’ottica la Riforma-ter ha previsto quindi la presenza dei livelli di assistenza garantiti su tutto il territorio nazionale:

  • assistenza sanitaria collettiva
  • assistenza distrettuale
  • assistenza ospedaliera

Lo Stato deve garantire poi l’equo accesso a questi strumenti a tutti i cittadini senza distinzione, in maniera gratuita e attraverso un sistema di partecipazione chiaro e trasparente.

Piano Sanitario appropriato

Quest’ultima riforma ha introdotto inoltre il concetto dell’appropriatezza clinica. Ciò significa che qualsiasi trattamento erogato deve rispondere ad alcuni principi fondamentali.

Innanzitutto, non possono essere garantite prestazioni sanitarie che non assolvono alle necessità assistenziali del paziente.

Ogni trattamento dev’essere necessariamente fondato su prove scientifiche e deve corrispondere al quadro clinico che è stato delineato dagli specialisti.

Infine, la prestazione sanitaria che dev’essere garantita dev’essere sempre quella che a parità di risultati risulti più economica.

Punti chiave della riforma Bindi

I punti fondamentali che sono stati affrontati e disciplinati dalla riforma hanno previsto l’aziendalizzazione delle strutture sanitarie a seguito di un’organizzazione interna più efficace. In questo modo le aziende sanitarie vengono dotate di un sistema di organizzazione privato.

Cambia anche il ruolo delle regioni e dei comuni circa le decisioni in materia di servizio sanitario. Le regioni infatti possono concorrere a strutturare il Piano sanitario Nazionale, elaborando anche un proprio piano regionale.

Viene data la possibilità ai cittadini di partecipare attraverso i ticket alle prenotazioni dei servizi sanitari in modo chiaro e trasparente.

Sono stati stanziati dei fondi integrativi ed è stata prevista anche la riforma della dirigenza sanitaria.

La Riforma definisce anche i nuovi livelli assistenziali considerati essenziali (LEA) e previsto il piano triennale sanitario nazionale.

Viene istituita anche la commissione nazionale per la continua formazione. La formazione costante diventa fondamentale nei concorsi pubblici e al momento di conferire gli incarichi.

Piano sanitario Nazionale

Oltre a dover rispondere ai requisiti che abbiamo già descritto, il Piano Sanitario Nazionale stabilisce le linee guida per il corretto svolgimento di tutte le attività di competenza del Sistema Sanitario Nazionale.

Ha durata triennale, e durante il triennio vengono stabiliti gli obiettivi che dovranno essere realizzati, l’importo dei fondi a disposizione, i requisiti di qualità assistenziale ed infine i livelli uniformi di assistenza.